La forza di Salvatore Maresca: il ginnasta che incanta agli anelli

Il ginnasta è specialista agli anelli

Ruota tutto attorno alla forza per Salvatore Maresca. C’è la forza mentale, la forza di volontà e quella fisica che gli ha permesso di farsi strada nel mondo della ginnastica e degli anelli, la sua specialità.

Thor, come l’hanno sempre chiamato (al momento fermo ai box per infortunio) è classe 1993 ed è nato a Castellammare di Stabia. Solo da poco ha preso consapevolezza della sua classe e ha reso quello che era “solo” un divertimento, il suo lavoro.

Salvatore Maresca, agente delle Fiamme Oro, negli ultimi mesi ha raccolto solo medaglie e podi: bronzo agli Europei di Basilea, bronzo ai Mondiali di Kitakyushu 2021 e poi bronzo in World Cup al Cairo e oro a Baku.

Fuori dalla pedana c’è poco tempo libero. Quando riesce si gode gli affetti di casa e salva gatti abbandonati. Tanta forza ma anche tanto cuore.

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Tra europei, Mondiali e coppa del Mondo nel complesso il bilancio dell’ultimo anno è positivo….

«Fino all’anno scorso, gennaio – febbraio facevo la ginnastica solo per divertirmi. Avevo un contratto con la Ginnastica Salerno, poi chiacchierando con il mio allenatore è arrivata la proposta di iniziare un percorso per provare a fare gli Europei. Dopo alcuni giorni, in cui abbiamo fatto un programma ben dettagliato, ho iniziato la preparazione. È arrivata la convocazione ufficiale, la seconda gara internazionale che avrei disputato. La prima, nel 2019, a una Word Challenge Cup dove arrivai terzo…insomma da lì all’Europeo c’era una bella differenza! Tra me e me, pensando a tutti i sacrifici, mi sono detto che non potevo tornare senza una medaglia. Fortunatamente è arrivato il bronzo. Alcuni mesi dopo, con la coppa del Mondo di Varna sono arrivato secondo anche a causa di una preoccupazione al capoluogo del bicipite del braccio sinistro. Non ho fatto il massimo non sapendo bene la natura del fastidio. Fortunatamente, dopo una visita poi sono stato rassicurato, non era nulla di che, solo una infiammazione. Una settimana dopo in Croazia ho vinto l’oro. È iniziata così la preparazione al Mondiale del Giappone, un paese che è sempre voluto visitare ma che causa Covid non era riuscito a vedere. Non ero certo della convocazione, ma il 16 settembre, giorno del mio compleanno, il direttore tecnico ha reso note i nomi e c’ero anche io. L’ ho vissuto qualcosa che avevo sempre visto in tv, trovarmi lì con i migliori ginnasti al mondo è stato incredibile. Sono riuscito a fare il meglio, nessuno se lo aspettava, è arrivato il bronzo con la sesta medaglia consecutive. Ho aperto gli occhi anche io, iniziando a pensare concretamente a Parigi 2024. Poi nel 2022, al Cairo ho vinto in World Cup prima il bronzo di cui non ero contento e poi l’oro a Baku. In Azerbaigian ho cercato in tutti i modi l’oro, avevo solo quell’obiettivo. È stata la settima medaglia consecutiva con la Nazionale, poi 10 giorni fa c’è stato il problema al tendine d’Achille»,

Cosa ricorda della sua infanzia?

«Sono nato e cresciuto a Castellammare di Stabia, cresciuto nel centro storico dove si sa ormai che da anni c’è un un alto tasso di criminalità. Crescendo in quel contesto vivi su due linee parallele. Se prendi una strada vedi qualcosa se ne prendi un’altra vedi qualcos’altro, ho vissuto così. Da una parte si respirava aria di criminalità e poi c’era parte legale frequentata dalla mia famiglia o dal contesto della palestra. Da ragazzini si è sempre un po’ incuriositi quindi si è sempre tentati, ma fortunatamente tra ginnastica e famiglia mi sono all’ondata da questo ambiente»

Come ha iniziato a fare ginnastica e anelli?

«È stato anche un fattore fisiologico, la ginnastica su basa su tre stazze fisiche bene o male. Io non sono altissimo, ho le braccia comunque lunghe che hanno molta forza, ma sono un po’ più tozzo con leve corte e riesco a fare con facilità gli anelli. Sono nato con una forza mia. Sa ragazzino, in palestra  facevo cose che i “più grandi” provavano e non riuscivano a fare. Ho coltivato da solo la passione per gli anelli, sono sempre stato appassionato e ho sempre voluto fare questo. Costantemente vedevo video di vari ginnasti. Ho avuto un allenatore, agli inizi, bravo, ma gestirmi a 17 anni non era semplice, mi sentivo un po’ isolato. Andavo in palestra e ho iniziato a fare ciò che avevo appreso dai video che guardavo. Ho cambiato tanti allenatori, ben 9 e apprendendo da questi varie esperienze, ho coltivato il mio bagaglio e l’ho mostrato al mio attuale allenatore Marcello (Barbieri, ndr). Lui, che ha fatto anche i Giochi con Chechi e che ne sa tanto ha iniziato con me questo percorso e ad hoc abbiamo studiato questo programma».

Si è mai ispirato a Yuri Chechi?

«Devo essere onesto, no. Nonostante il mio allenatore abbia fatto due edizioni dei Giochi con lui o abbia frequentato persone a lui vicine. La mia fonte di ispirazione è sempre stato il suo “acerrimo nemico” Yordan Yovchev, il bulgaro. Lui mi dava quella sensazione di forza, Chechi era più leggero ed elegante. Quando da piccolo facevo le gare a squadre, lui si allenava con noi e faceva le gare di campionato con noi ma non sapevo chi fosse! Ha gareggiato fino a 45 anni e quindi nelle ultime gare, sia agli Europei che ai Mondiali a Varna ho rimediato e ho finalmente fatto una foto con lui».

Cosa manca alla squadra di ginnastica maschile per il salto di qualità?

«Nel 2019, quando provavo a farmi spazio non ci riuscivo. C’era sempre un altro Direttore Tecnico, adesso c’è Giuseppe Cocciaro che ha raggruppato tutti i ginnasti d’interessa e quelli che volevano ambire a tot risultato. Ha creato un sistema con gli allenatori, sprona tutti a fare sempre meglio, ha istituito un metodo. Si è creato un bel clima e i risultati si stanno vedendo e si sono visti come ai Mondiali. Noi come squadra nel 2019 per poco non ci siamo qualificati, per gli Europei ad agosto, anche se non so se ce la farò, possiamo fare bene e siamo certi che ci saremo a Parigi».

Com’è nato il soprannome Thor?

«Quando mi sono trasferito da Castellammare a Salerno (è atleta della Ginnastica Salerno, ndr) il mio presidente Antonello Di Cerbo, per me un secondo padre, ha associato la mia forza fisica a Thor giocando anche sul nome Salvatore, quindi Thor, toro. Da questo siamo arrivare a Thor figlio di Odino, con una forza immane. Da lì è nato tutto. Thor unico che riesce a reggere il martello e Thor che riesce a fare determinate cose agli anelli».

 

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