Francesca Mannocchi, chi è l’inviata in Ucraina di La7

La giornalista tempo fa ha confessato di avere anche la sclerosi multipla

Da settimane i racconti dei giornalisti arrivano puntuali dall’Ucraina. Tra i volti più presenti quello di Francesca Mannocchi inviata di La7  e corrispondente per “La Stampa“.

La Gionalista, classe 1981 e nata a Roma, è iscritta all’Ordine dei Giornalisti pubblicisti del Lazio. Francesca Mannocchi è laureata in storia del Cinema ma da sempre collabora con varie testate.

Ha infatti lavorato non solo con realtà italiane ma anche con Al Jazeera English, The Guardian e The Observer.

Si occupa da sempre di politica internazionale e vanta la vittoria, nel 2015 del  Premio Franco Giustolisi “Giustizia e Verità” per l’inchiesta realizzata per LA7 sul traffico di migranti e sulle carceri libiche.

L’anno dopo ha anche vinto il il Premiolino e nel 2021 il Premio Ischia internazionale di giornalismo. Nel 2019 ha vinto il Premio Estense per il libro “Io Khaled vendo uomini e sono innocente” con cui ha vinto il Premio Estense.

Nel 2019 ha anche pubblicato un libro autobiografico sulla sua malattia: ovvero la Sclerosi Multipla, scoperta una mattina a Palermo quando il suo corpo non rispondeva più bene.

Ne palra a cuore aperto in “Bianco è il colore del danno”: da quando ha 39 anni convive con la diagnosi e con il problema.

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In un’intervista a Linkiesta, spiegava: “Ti diagnosticano un male, ergo diventi quel male, sei malato. Credo dovremmo ripartire da qui nel raccontare le malattie: sono Francesca, ho ricevuto una diagnosi di SM, non sono malata, ho una malattia. Questo è il principio dell’incomunicabilità per un malato. Viviamo in un tempo che ha bisogno di griglie definite, riluttante a convivere con la complessità e le sfumature. Perciò se sei portatore di un handicap diventi un “handicappato”, se ti è capitato di vedere due guerre in vita tua diventi un “inviato di guerra”, se fai un figlio sei prima di tutto “madre”, questo è sufficiente a definirti e rischia di corrispondere con la tua identità”.

Particolare è anche la storia del suo compagno, il fotografo Alessio Romenzi che ha presentato anche un documentario sull’ispiri alla mostra del Cinema di Venezia.

Romenzi è un operaio siderurgico alla Thyssen-Krupp di Terni. Trasferitosi a  Gerusalemme è diventato uno dei principali fotografi di guerra al mondo. Ha anche vinto anche il World Press Photo del 2013 per i suoi scatti dalla Siria.

 

 

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