Lockdown a Shanghai: situazione complessa. Il racconto di un manager italiano

Da ormai diversi giorni la città cinese è in lockdown

La lotta al Covid continua, specialmente in Asia a Shanghai dove da diversi giorni è in vigore un durissimo lockdown.

Diversi italiani, sui social, da MartinoExpress molto seguito su Instagram fino a Carlo Dragonetti stanno documentando come possono cosa sta accadendo.

A Open ha parlato un manager di ristoranti di Shanghai, Claudio Prataviera, risultato positivo e spostato in una struttura ad hoc.

«Mi hanno portato in un posto senza docce, con le luci accese pure la notte, un letto durissimo, cibo in scatolette di plastica, senza medicinali e ammassato in una “stanza” con tante altre persone. Ora, dopo 14 giorni, sono a casa, con la porta sigillata, e con una città vuota. Mi sono sentito quasi un “deportato”, nel senso di prelevato all’improvviso da casa e portato via».

Dal 28 marzo a Shanghai, causa variante Omicron i casi dopo quasi due anni di calma piatta sono tornati a risalire in maniera impressionate.

Va anche detto però che la città ha 25 milioni di abitanti e al momento ci sono oltre 20mila casi al giorno.

L’uomo prelevato di forza ha spiegato: «Non c’erano docce, le luci, da stadio, erano sempre accese, persino la notte, i bagni erano quelli chimici, i letti duri come una pietra. E io stavo lì, da solo, senza poter fare nulla, con un cibo in scatolette di plastica dove c’erano riso, verdure e carne».

Poi è stato spostato, grazie all’aiuto del Consolato in ospedale per poi essere risposato in una struttura simile, senza finestre e in condizioni difficili.

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